I“Racconti a tutta birra” sono stati scritti, in occasione dell’Oktoberfest, dagli studenti del corso di Narrativa di 1 livello di StudioStorie: un manipolo di valorosi scrittori, ispirati dalle fragranze delle migliori bevande al luppolo, rendono omaggio alla birra con un racconto ciascuno.
I racconti, uno al giorno, sono pubblicati su www.oktoberfestgenova.com, su www.studiostorie.com e sulle rispettive pagine faceboook.
«Un tranquillo after in spiaggia», di Federica Masini
Clara sbadigliò e guardò l’ora sul telefono. Mezzanotte e mezza.
– Ragazzi, – disse – io vado a dormire.
– No, dai! – protestò Marco – Non adesso!
Avevano deciso tutti insieme di fare after, ma Clara non era partita con lo spirito giusto.
– Anch’io sono distrutta. – disse Francesca – Facciamo domani.
– No, ti prego, Fra, – la supplicò Teo con tanto di mani giunte – non puoi abbandonarci così anche tu! Hai una reputazione da difendere!
– Teo, okay l’idea dell’after, ma se non abbiamo niente da fare tutta la notte, che senso ha rimanere svegli?
– Potremmo andare giù in spiaggia verso le quattro, – disse Marco – e aspettare l’alba!
– Sì, – disse Francesca – e fino a quell’ora? Siamo in un campeggio per famiglie, dopo mezzanotte se fai casino ti sbattono fuori! La prossima volta controllo io i posti più economici.
– E poi – disse Clara – la strada per andare giù al mare è tutta buia.
Marco aveva capito che non ci sarebbe stato niente da fare: quando quelle due si mettevano in testa una cosa, era impossibile dissuaderle. In pochi minuti Francesca e Clara avevano indossato il pigiama, augurato ai due amici la buonanotte e si erano chiuse nella loro stanza. Marco e Teo rimasero per un po’ al tavolo in silenzio.
– E adesso – disse Marco – che si fa?
– Sai che ti dico? – saltò su Teo – Facciamolo lo stesso, questo after!
Decisero di non aspettare le quattro del mattino: senza Francesca e Clara avevano totale libertà d’azione. Prepararono il necessario da portare in spiaggia, qualche vestito pesante per la serata e si diressero alla strada in mezzo al bosco che li avrebbe portati al mare.
– Fra…
– Eh.
– Non riesco a dormire… ti va una tisana?
Francesca sbuffò e acconsentì. Clara mise su l’acqua.
– Secondo te dove sono finiti?
– Scommetto che non hanno voluto sprecare la serata. Si saranno trovati qualcosa da fare. Torneranno.
Le due amiche si sistemarono sulla verandina con le loro tazze bollenti.
– Guarda, – disse Francesca – anche i nostri vicini sono ancora svegli.
Nel bungalow di fronte una famiglia tedesca, due uomini grossi e due donne serene, era in veranda a parlare al tavolo e a bere birra. Le donne sorrisero alle ragazze con fare amichevole. Le quattro cominciarono a conversare, da una veranda all’altra, su come fosse andata la giornata, finché uno dei due uomini non le invitò a unirsi a loro per una bevuta: i figli piccoli erano a dormire e i grandi usciti.
– Mi sembra scortese rifiutare – disse Clara.
– Ma sì, dai, – annuì Francesca – beviamo qualcosa e poi andiamo a dormire.
Marco e Teo scesero al mare più rapidi che poterono e si sistemarono nella spiaggia che occupavano di solito durante il giorno. A illuminare il posto soltanto i lampioni, in strada, e la luce della luna: da lì avrebbero avuto una visione cinematografica dell’alba.
– Quelli non sono i nostri vicini di bungalow?
Poco più in là quattro ragazzi erano alle prese con un gioco che, da quella distanza, somigliava molto alle bocce. Uno di loro li notò e li riconobbe.
– Hi! How are you?
– Fine, thanks. – rispose Teo per entrambi – What’s this game?
Seguì un’elaborata spiegazione di cui Marco afferrò qua e là qualche parola. Pensò Teo a fargli un riassunto appena il tedesco ebbe finito.
– È un gioco che fanno per movimentare le serate: – disse – si traccia un campo con al centro una lattina di birra vuota, mentre un’altra va riempita di sabbia. Ci si divide in due squadre e ogni membro deve avere una lattina piena. A turno la si lancia contro quella a centro campo; uno della squadra avversaria deve correre a rimetterla a posto e poi tornare in fondo. In quel tempo quelli che hanno tirato la lattina devono bere più birra possibile. Vince la squadra che finisce di bere prima.
– Do you wanna play with us? – chiese un altro ragazzo.
Teo e Marco si guardarono: era il genere di serata che stavano cercando.
Marco aveva sempre avuto una buona mira e risolse i primi tiri con una serie di centri, ma più andavano avanti, più diventava difficile colpire la lattina. A Marco tremavano le gambe e la testa era diventata pesante. I ragazzi tedeschi, invece, sembravano non assorbire la birra ingurgitata: il loro gioco non ne risentiva affatto. In tutto questo, Teo aveva cominciato a cantare a gran voce l’inno della sua squadra del cuore: la serata non poteva che procedere alla grande.
– Quei ragazzi sono dei mostri. – disse poi – Come facevano a essere ancora a posto con la testa dopo… quante partite abbiamo fatto?
– Cinque? Sei? – Marco si massaggiò le tempie – Non ricordo…
I due amici dovettero abbandonare l’idea iniziale di passare la notte e il giorno seguente in spiaggia, per poi tornare in campeggio a fine giornata: i postumi della sbornia si facevano sentire e Marco e Teo ritornarono in campeggio a dormire e a prendere qualcosa per il mal di testa. Passarono davanti al bungalow dei ragazzi con cui avevano trascorso la serata e notarono i padri in veranda che raccoglievano bottiglie di birra vuote dal tavolo.
– Anche qui qualcuno ci ha dato dentro – commentò Teo.
Nel bungalow, i due andarono a vedere se le ragazze stessero ancora dormendo. Le trovarono nei loro letti con il lenzuolo tirato fin sopra le orecchie.
– Che palle… – disse Marco – Come si fa a passare una vacanza a dormire?
Chiuse la porta, Clara si rigirò nel letto e da sotto il lenzuolo fece capolino una bottiglia di birra. Vuota.